La fedeltà di Dio si manifesta nell’adempimento delle profezie. Giovanni testimonia la venuta della luce nel mondo (Gv 1,6-8.19-28), egli è il profeta, la voce di Dio, che ci invita ad aprire la strada a colui che fascia i cuori spezzati, dona libertà a chi vive una qualche forma di schiavitù e consola chi si trova nell’afflizione (Is 61,1-2a.10-11). Giovanni Battista ci invita quindi a gioire perché è finito il tempo dell’attesa. Dio è lo sposo dell’umanità che viene alle nozze e Giovanni, l’amico dello sposo, può solo essere testimone verace dello sposalizio.
Questo che viviamo è il tempo della preghiera gioiosa che sa di essere ascoltata ed è il tempo in cui non si deve spegnere lo Spirito poiché solo in unione allo Spirito filiale di Cristo possiamo gustare la gioia della presenza di Dio (1Ts 5,16-24).
Lasciamoci interrogare, però, anche dalla figura di Giovanni. Un uomo che non parla di sé ma solo di Cristo. Un uomo che non vuole possedere il mistero di Cristo, ma lo testimonia con tutta la sua vita. Lui era famoso, molti accorrevano per ascoltarlo e farsi battezzare da lui. Avrebbe potuto approfittare per attirare a sé le persone e avere gloria. Ma la sua grandezza sta proprio nel suo diminuirsi facendosi puro strumento della luce e della parola di Dio.
E noi, riusciamo a tacere noi stessi per far trasparire l’opera di Dio? Cosa e chi testimoniano le nostre azioni? Di cosa ci facciamo voce?
Farci queste domande può aiutarci ad arrivare a gustare la gioia che Dio è pronto a donarci se solo gli aprissimo la porta…

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