Quale felicità ci può essere nell’essere poveri, nell’aver fame, nell’essere nel pianto o nell’essere insultati e disprezzati?
È la fede che trasforma il nostro modo di vedere e di interpretare i fatti. La fiducia solo ed esclusivamente nell’uomo non permette di vedere il vero bene, perché ogni tentativo umano di risolvere la propria vita per procurarsi la felicità alla fine dei conti ci fa rimanere sempre a bocca asciutta, in un modo o nell’altro, presto o tardi. “Maledetto l’uomo che confida nell’uomo … non vedrà venire il bene, dimorerà in luoghi aridi nel deserto, in una terra di salsedine, dove nessuno può vivere” (Ger 17,5-6).
Ma anche una fede che “usa” Cristo solo per avere la coscienza a posto con la formalità della religione si rivela fallace e da biasimare. “Se noi abbiamo avuto speranza in Cristo soltanto per questa vita, siamo da commiserare più di tutti gli uomini” (1Cor 15,19).
È la fede in Cristo, vero Dio e vero uomo, che può risollevare ogni domanda sulla vita. Lui ha vissuto i drammi dell’umanità e li ha vinti risorgendo dalle tenebre della morte. In lui si scoprono altri valori e altre ragioni che sostengono la vita. Non ci toglie il dolore ma ci permette di viverlo con la speranza certa che in lui, vincitore sul male, tutto si ricapitola.
#ilvangelodelladomenica
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