Continuando il cammino in questo anno giubilare, noi giovani in formazione, ci siamo proposte di arricchirci vicendevolmente condividendo qualche spunto di riflessione legato al tema: Misericordia e Vita Consacrata.
Lo facciamo, in questo articolo, chiedendo aiuto all’arte che, con la sua capacità espressiva e tattile, è in grado di coinvolgere non solo la mente, ma anche l’affetto.
Tre opere ci possono aiutare a cogliere rispettivamente questi aspetti della vita consacrata: la chiamata, la vita fraterna e la maternità spirituale.
- La Misericordia della Chiamata: uno sguardo d’amore
Heinrich Hofmann, pittore tedesco, nella sua opera del 1889, Gesù e il giovane ricco, ha dato forma e colore allo sguardo che Gesù ha verso l’uomo che chiama a sé. La scena viene descritta con sapienza e quasi ci invita a trattenere il respiro attendendo che il ragazzo si lasci penetrare dallo sguardo di Gesù. Il giovane viene raffigurato con sontuosi vestiti: tunica, mantello e cappello. Eppure, la ricchezza esteriore si scontra con il suo sguardo perso nel vuoto, assente, povero. Il suo interlocutore, il Maestro, mostra con le sue braccia la vera via della felicità. Una via che si fa concretezza perché è rivolta ai poveri, messi in secondo piano, avvolti dalla penombra e non da un mantello bianco. Gesù guarda il giovane. Lo fissa e lo ama, dice Marco. Il pittore è riuscito a trasmettere nel volto del Nazareno la dolcezza che solo chi ama comunica. Lo sguardo di Gesù non giudica, non aggredisce, non obbliga. Lo sguardo di Gesù è Misericordia perché ama in perdita. Fissando la raffigurazione di Gesù, quasi possiamo cogliere il dolore rispettoso dell’amato che non è ricambiato, dello Sposo dimenticato, o ancora, l’appello che S. Teresa faceva alle sue figlie del Carmelo S. Josè: “Vi chiedo solo che lo guardiate … non aspetta che un vostro sguardo …” (Camm. 26,3).
Ritornano allora le parole che in questi anni, spesso, Papa Francesco rivolge a noi consacrati: fermare la nostra anima sul fotogramma di partenza, su quel momento in cui è stato chiaro che Lui, il Figlio di Dio, ci ha guardato e amato personalmente (Rallegratevi).
- La Misericordia della vita fraterna: intreccio di sguardi
Il Centro Aletti è esperto nel fare teologia attraverso l’arte del mosaico. Lo si vede bene anche nell’opera realizzata nel Santuario di San Giovanni Paolo II a Cracovia, dal titolo: “Misericordia: perdono alla donna adultera e guarigione del cieco nato”. In modo sapiente vediamo racchiusi in una stessa scena due episodi della vita di Gesù, resi in modo unitario grazie all’intreccio degli sguardi e dei gesti dei personaggi.
Gesù è chinato, accanto alla donna adultera e al cieco nato. Questa posizione già parla e dice della premura e della compassione di Gesù che si abbassa dalla sua condizione divina per guardare l’uomo negli occhi. Colpisce anche la terra rossa, rossa quasi come il sangue. È la terra su cui Gesù scrive mentre i giudei si preparano a lapidare la donna. Terra che, ancora, la donna stessa sembra deporre nelle mani del cieco perché possa farne un impacco. Una nuova legge viene scritta da Cristo sulla terra, legge che vale per ogni uomo, la legge della Misericordia. Sorprendenti sono gli sguardi che si intrecciano. Gesù fissa il cieco, che con un occhio semiaperto, segno della guarigione, sembra guardare la donna con lo stesso sguardo Misericordioso di Gesù. Infine la donna, perdonata perché amata, non ha occhi se non per Cristo.
Nel complesso il mosaico sembra mostrare una danza di Misericordia: intorno a Gesù ci sono storie di amore offerto, ricevuto e ridonato.
Questo mosaico, evidenziando le relazioni, ci aiuta a meditare l’invito di Papa Francesco ai consacrati a vivere la mistica dell’incontro, cioè “la capacità di sentire, di ascolto delle altre persone … che porta a vivere la sollecitudine per il mondo e per l’uomo” (Scrutare, La mistica dell’incontro).
- La Misericordia della maternità: sguardo rivolto ai piccoli
Presso la Chiesa di sant’Andrea, a Montecarlo, Lucca, è possibile trovare un affresco dedicato alla Madonna del Soccorso, risalente al 1387 e dipinto da Giovanni Mingogi. La Madonna viene ritratta nell’atto di proteggere un bambino dalle grinfie del diavolo. La Maternità di Maria viene rappresentata contemporaneamente nell’azione di cura e di difesa. Da un lato Maria avvolge con il suo blu mantello il bambino, che in lei trova rifugio sicuro: la mano delicata attorno alla testa del piccolo, lo sguardo attento, quasi ad assicurare la protezione al bambino. Dall’altro Maria è guerriera. Viene infatti raffigurata armata di un randello e pronta a percuotere un diavolo che, minaccioso, è in un angolo. Seppure l’iconografia ha origine dalla teologia agostiniana, promotrice del culto della Beata Vergine Maria del Soccorso, possiamo tentare un’altra interpretazione individuando nella giovane donna la personificazione dell’Amore misericordioso di Dio che accoglie e protegge dal male gli umili, i poveri di spirito, i piccoli.
Provocazione possibile anche per noi donne consacrate, chiamate a essere madri soprattutto degli ultimi, di chi non ha voce, di chi non sa combattere contro l’ingiustizia.
La chiamata, la vita fraterna e la maternità spirituale: queste dimensioni della nostra vita possono essere rinnovate dalla forza creativa Misericordia!
Con la speranza che gli spunti proposti facciano bene al nostro vivere quotidiano, continuiamo il cammino perché il nostro rapporto con Dio sia sempre più Vivo e permeato dalla Misericordia.
Grate a Colui che ci ha chiamate, viviamo con gioia il Giubileo della Vita Consacrata!
Sorella Alice
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