Lutto. Muore un caro amico di Gesù: Lazzaro. Chissà quante volte Gesù e i suoi discepoli erano passati per Betania ed avevano cenato insieme a Lazzaro e alle sue sorelle, Marta e Maria. Chissà quale confidenza c’era tra Lazzaro e il Maestro.
Erano già quattro giorni che Lazzaro era nel sepolcro. Gesù arriva in ritardo, si fa attendere. Aveva aspettato due giorni prima di partire dal luogo in cui si trovava una volta appresa la notizia della malattia del suo amico.
Perché Gesù ha aspettato così tanto? Perché non è corso subito dal suo amico?
Quando la sorella Maria scoppia in lacrime davanti a lui per la morte del fratello, anche Gesù si commuove profondamente. Partecipa del suo dolore.
Ma la domanda che entrambe le sorelle gli pongono è sempre la stessa: perché?
Questa è anche la nostra domanda. Oggi. Nei momenti bui. Una domanda che ricorre sempre nel dramma e che invece non ci si pone quando si è nella gioia. Non ci si chiede mai perché si vive un tempo di gioia. Lo si vive e basta.
Ma appena finisce, subito si piomba nell’interrogativo impellente e doloroso: perché?
Le risposte del Signore non sono mai scontate, mai immediate e sempre rivelatrici di un disegno più grande che ci avvolge tutti.
«Questa malattia non porterà alla morte, ma è per la gloria di Dio, affinché per mezzo di essa il Figlio di Dio venga glorificato» dice Gesù ai suoi discepoli, e ancora: «Lazzaro è morto e io sono contento per voi di non essere stato là, affinché voi crediate; ma andiamo da lui!».
La nascita alla fede, quella vera e non quella rituale (della serie “vado a messa la domenica così sono a posto tutta la settimana”) avviene quando si vive un’esperienza profonda d’amore in cui vengono toccate le corde più intime di noi. Le stesse corde che Gesù ha toccato in Marta e Maria e in tutta la gente che piangeva la morte di Lazzaro.
Anche per noi, quante corde profonde del nostro animo si stanno agitando in questi giorni. Quante domande, quante riflessioni, quanti timori. Eppure è proprio attraverso queste corde vibranti che il Signore della vita vuole raggiungerci per “svegliarci dal sonno”, “togliere la pietra del sepolcro” e chiamarci ad una fede viva.
Lasciamoci raggiungere. Lasciamoci toccare.
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