La sete è uno dei temi principali che ricorre tra le righe delle letture di questa terza domenica di Quaresima.
Nella prima lettura (Es 17,3-7) il popolo d’Israele mormora contro Dio e contro Mosè perché nell’arsura del deserto non ha più acqua. La presenza di Dio é messa in dubbio di fronte all’indigenza d’acqua, una necessità materiale fondamentale per la sussistenza fisica che fa gridare al popolo: «Il Signore è in mezzo a noi sì o no?».
Ed è lo stesso bisogno fisiologico di trovare acqua nell’ora più calda del giorno che fa incontrare Gesù alla Samaritana (Gv 4,5-42).
In quell’ora lei spera di non incontrare nessuno e invece, proprio grazie a quel suo bisogno materiale, fa un incontro che le cambierà la vita.
Il pozzo è il luogo biblico dell’incontro per eccellenza. Qui Gesù intercetta il bisogno profondo di quella donna di essere conosciuta veramente senza condanna. L’escamotage dell’acqua diviene per lui l’occasione per incontrare lei e farle fare un vero e proprio cammino di verità interiore.
Gesù fa leva sulla sete, che è anche la sua, per entrare nel cuore della Samaritana.
Spesso succede così. Quando ti trovi nel momento del bisogno, dentro una situazione faticosa, accade in modo inaspettato di incontrare il volto di una persona che introduce una vera e propria novità di vita nella tua storia. Il cristianesimo è fatto di incontri molto concreti. Il Vangelo ne è pieno.
Oggi, poi, viene spontaneo fare riferimento a quanto stiamo vivendo nella nostra Italia. In una situazione di emergenza sanitaria che tocca la salute fisica delle persone potrebbe sorgere di nuovo la domanda di dove sia il Signore.
Gesù ci dona la risposta proprio nel vangelo di oggi. Egli è l’acqua che disseta, egli è il dono che si dona a noi, è il “farmaco dell’immortalità”. È vero, non possiamo riceverlo nell’eucarestia attualmente, ma nulla ci vieta di incontrarlo in noi stessi, nella corsia del reparto ospedaliero, nell’affetto della propria famiglia e degli amici che si incontrano nelle videochiamate.
Sono giorni questi, che ricorderemo come l’occasione per tornare ad apprezzare gli incontri veri, quelli che ci aiutano a camminare nella verità e che non necessitano per forza del contatto fisico perché avvengono nella profondità della vita spirituale di ognuno di noi.
È anche un tempo, questo, per domandarsi quale sia la misura dell’incontro con gli altri e scoprire quelle persone che ci trasmettono l’eternità di Dio, il suo amore non giudicante e la sua amicizia veritiera. Quanti esempi di vera solidarietà e vicinanza umana ci sono in questi giorni. Quanti segni di speranza e di bella umanità che ricalca la divinoumanità di Cristo.
Anche chi è fisicamente solo e forzatamente isolato può sperimentarlo. Il Signore è presente, crediamolo sempre.

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