C’è una sorta di presunzione che ci invade molto spesso. È l’idea di potercela cavare da soli con la nostra precisa organizzazione delle cose o con le tante o poche capacità che riconosciamo di avere. Invece San Paolo ci richiama perché “chi crede di stare in piedi, guardi di non cadere” (1Cor 10,12). A volte si corre pure il rischio di pensare di avere una fede salda, ma poi basta un evento che scombussola i nostri piani per farci vacillare e farci cadere nell’oscurità.
Il tempo di Quaresima ci viene in aiuto anche per risvegliarci da una fede pagana, ad uso e consumo, che di fronte agli eventi drammatici della vita non sa stare in piedi con dignità ma soccombe e cerca rifugio altrove. Ecco il richiamo di Gesù: “se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo” (Lc 13,5) senza trovare un senso alla propria esistenza e senza avere coscienza di avere un Dio che per il suo popolo è “sceso per liberarlo dal potere dell’Egitto e per farlo salire da questa terra verso una terra bella e spaziosa, verso una terra dove scorrono latte e miele” (Es 3,8).
La nostra vita è come quella del fico che ha bisogno di avere un terreno zappato e concimato dalla fede per poter produrre frutto.

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