Riportiamo il testo dell’articolo uscito sul settimanale diocesano di Torino “La Voce del Popolo” – numero di domenica 29 novembre (pubblicato il 26 novembre) – a cura di Federica Bello .
PAPA FRANCESCO IN AFRICA – IL RACCONTO DELLE SUORE CARMELITANE DI SANTA TERESA DI TORINO
Un viaggio contro la paura
Mentre andiamo in stampa è iniziato il viaggio di Papa Francesco in Africa, Prima tappa Nairobi poi il 27 il trasferimento in Uganda e domenica 29 l’arrivo in Centrafrica con in serata la solenne apertura della Porta Santa della cattedrale di Bangui per il Giubileo della Misericordia. Ultima tappa particolarmente delicata per la situazione in cui versa lo stato africano. Abbiamo contattato le Suore Carmelitane di S. Teresa di Torino, che in Centrafrica hanno due missioni: a Bossemptélé (300 Km a ovest di Bangui) e a Baoro (ancora più a ovest). In particolare opera a Bossemptelé suor Giuseppina Mascheroni che dal 2006 al 2012 è stata Vicaria Generale.
«E’ una grazia incommensurabile – scrive suor Giuseppina proprio alla vigilia della partenza di Papa Francesco – ci riempie di ammirazione per la misericordia del Signore che si china sui più poveri della terra aprendo loro le ricchezze del Cielo. Ciò che mi fa esultare di indicibile gioia è la grazia dell’apertura della Porta Santa alla cattedrale di Bangui, e questo prima ancora che a Roma…..!!! Che Dio sia benedetto! E speriamo di essere in molti a poter fruire delle grazie di conversione e di pace che il Signore desidera concedere a profusione. Alcune di noi andranno a Bangui. Certo rimane un po’ di apprensione per la situazione insicura, ma noi crediamo, speriamo, amiamo e ci abbandoniamo. Che questa visita di Papa Francesco fortifichi e renda efficace il cammino della pace nel paese e nei cuori di tutti».
Altri messaggi per descrivere la situazione del Paese erano arrivati alle consorelle torinesi nelle scorse settimane:
«In questi giorni – scrivevano – anche le linee telefoniche sono “ribelli”: sono molto instabili. Qui in realtà non c’è un aggravamento estremo della situazione. È un deteriorarsi progressivo perché nessuno fa niente per punire i colpevoli delle violenze a ripetizione. Non ci sono autorità… è l’anarchia. Noi preghiamo e siamo consapevoli che forse ci aspetta qualche cosa. Comunque nelle nostre missioni la vita continua molto animata, anche se è più difficile trovare certi generi alimentari, o materiale di lavoro per la scuola, per l’ospedale, un po’ per tutto. Non è facile viaggiare, ma con l’aiuto del Signore faremo tutto: siamo nelle sue mani… Intanto speriamo nella visita del Papa a Dio piacendo…».
«Purtroppo i disordini a Bangui sono ormai quotidiani. Anche ieri (4 novembre ndr) scontri armati. Nei giorni precedenti un altro scontro grave di musulmani (alcuni stranieri che non parlavano né francese né sango) contro non – musulmani, nei pressi della parrocchia di N. S. di Fatima: hanno sparato sulla gente raccolta nei cortili della parrocchia e hanno incendiato più di cento case in quella zona. Per ora non andiamo a Bangui e anche la venuta del S. Padre ci pone tanti interrogativi: verrà o no? Si pensava di mandare qualcuno di noi, ma … sarà prudente?…Il Signore ci aiuterà a decidere il da farsi al momento opportuno. Grazie e unione di preghiera”.
Il 13 novembre, per rassicurare chi in Italia rimaneva in pensiero, anche per la mancanza di viveri e medicine, aggiungevano: «Noi stiamo bene. Non siate così preoccupate! Ci sono stati momenti difficili a Bangui, ma ora c’è calma e la visita del Santo Padre è mantenuta. Non ci manca nulla. Qui basta adattarsi un po’ e c’è davvero tutto l’indispensabile per vivere. Anche le medicine non ci mancano. Speriamo di continuare così. Ci stiamo preparando alla visita del Papa, anche se in un clima di preoccupazione per l’instabilità della situazione a Bangui».
Anche i Padri Carmelitani della Provincia Ligure, presenti a Torino nella Chiesa di S. Teresa, hanno alcune Missioni nella Repubblica Centrafricana. Il convento “Carmel”, poco distante dal centro di Bangui, circondato da una grande tenuta di terreno, dai tempi del golpe del 2013 ospita migliaia di rifugiati. A settembre il loro numero era sceso a 2.000, ma adesso sono 7.400. Così sul suo blog Padre Aurelio Gazzera il 7 novembre: «7400 persone che fuggono dai quartieri vicini, diventati zona di combattimento e di saccheggio. La strada tra Bangui e Bossemptele e per il Camerun (l’UNICA strada attraverso la quale possono arrivare alla capitale viveri, carburante e merci) è praticamente bloccata da oltre un mese e mezzo…
E questo a meno di un mese dalla visita di Papa Francesco… Non sappiamo se riuscirà a venire, e non sappiamo se riusciremo ad andarci…».
«Ci lasciamo guidare dalla fede e dall’abbandono – scriveva ancora suor Giuseppina il 13 novembre – la visita del Papa porterà un soffio di speranza, di coraggio e di voglia di vivere e di impegno per il bene. Lo sentiamo nel cuore e la naturale inquietudine lascia il posto alla saldezza della fiducia!».
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