L’invidia è un sentimento che deriva da uno sguardo negativo. Non a caso nella parabola degli operai della vigna (Mt 20,1-16) il testo greco parla di ophthalmos ponēros e cioè di occhio cattivo. L’invidia, per gli operai che avevano lavorato fin dal mattino rispetto agli ultimi che avevano faticato solo l’ultima ora del giorno, deriva proprio dal modo in cui si guarda alla realtà dei fatti.
Tutti gli operai si erano accordati per un denaro e tutti gli operai a fine giornata hanno ricevuto un denaro. Ma i primi mormorano contro l’ingiustizia del padrone. Essi avevano faticato molto più degli ultimi operai. E, invece di ringraziare il padrone per aver concesso loro di guadagnare un prezioso denaro per quel giorno, si fanno il sangue amaro perdendosi nel gioco vizioso dei confronti.
Ecco l’origine nefasta dello sguardo negativo: il confronto.
In una classe di alunni, in un gruppo di amici, con i colleghi di lavoro o addirittura all’interno della propria famiglia, tra fratelli, uno dei veleni che distruggono la comunione è proprio l’occhio malvagio dell’invidia.
Quante divisioni e litigi nascono dal confronto che si fa con gli altri! Si innesca un meccanismo che mina le fondamenta stesse della comunione perché si concepisce come ingiusto ciò che possiede l’altro rispetto a sé stessi. Non si riesce a gioire per ciò che gli altri ricevono e si cade nella lamentela continua, solitamente rivolta verso chi ha una qualche forma di autorità.
L’invidia scatta quando vedi riconosciuto nell’altro ciò che ti sembra non essere riconosciuto a te, quando cioè ti senti privato di qualcosa che dovrebbe spettarti di diritto. Si tratta di uno sguardo deleterio perché ti impedisce di apprezzare ciò che invece ricevi senza accorgertene.
Chi cavalca l’onda rovinosa dell’invidia passa così dal primo posto in cui vorrebbe tanto stare all’ultimo. Forse, chi tocca il fondo dell’ultimo posto vive una vera e propria occasione di grazia perché inizia a comprendere e ad apprezzare finalmente il valore di ciò che riceve tutti i giorni e non ha più nessuno con cui perdere tempo a fare confronti.
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