Il Papa: Profezia, Prossimità, Speranza e tanta Preghiera
Papa Francesco a 5mila religiosi, suore e sacerdoti, in Vaticano per il Giubileo della Vita consacrata
Papa Francesco ci sorprende ancora con la sua semplicità schietta e familiare. In un clima sereno e a conclusione dell’Anno della Vita Consacrata il Papa lancia ancora una sfida ai Consacrati con la sua consueta triade di parole. Profezia, prossimità e speranza sono la strada da percorrere, le porte da attraversare, le esperienze da vivere.
Profezia
Sottolinea il Pontefice, che equivale ad obbedienza. Quella resa “perfetta” da Cristo, il quale “si è annientato, fatto uomo, fino alla morte di Croce”. “Ma ci sono tra voi, uomini e donne che vivono un’obbedienza forte, un’obbedienza non militare – quella è disciplina, un’altra cosa.. – un’obbedienza del cuore?”, domanda il Santo Padre.
Proprio questa, sottolinea, è il tipo di profezia richiesta ai consacrati “contro il seme dell’anarchia che semina il diavolo”. La tentazione, cioè, del “tu che fai? Faccio quello che mi piace”.
“Profezia è dire alla gente che c’è una strada di felicità, una grandezza che ti riempie di gioia che è la strada vicina a Gesù”. La profezia è pertanto “un dono”, “un carisma” che va chiesto allo Spirito Santo, affinché “io sappia dire quella parola in quel momento giusto; che io faccia quello in quel momento giusto; che la mia vita tutta sia una profezia”.
Prossimità. Perché non ci si consacra “per allontanare la gente e avere tutte le comodità”. No, no, bisogna anzi “avvicinare” la gente e “capire la vita dei cristiani e dei non cristiani”, le loro “sofferenze”, i loro “problemi” e tutte quelle cose che soltanto si capiscono ci si fa prossimi.
Una vita consacrata mi deve portare alla vicinanza con la gente”. Fisica e spirituale.
E il Papa continua in maniera molto forte: serve “prossimità”, a cominciare dai propri fratelli o sorelle di comunità. “E anche una prossimità carina, buona, con amore”,
Speranza
Virtù che – confessa il Santo Padre – “a me costa tanto”, soprattutto: “quando vedo il calo delle vocazioni. Quando ricevo i vescovi e domando: ‘Quanti seminaristi avete? Eh, 4 o 5’. Quando vedo nelle vostre comunità religiose, maschili o femminili, un novizio o massimo due e la comunità invecchia. Quando ci sono grandi monasteri portati avanti da 4-5 suore vecchiette…”. Tutto questo, afferma il Pontefice, “mi fa venire una tentazione contro la speranza: Ma Signore cosa succede? Perché il ventre della Vita consacrata diventa tanto sterile?”.
Medicina contro questa tentazione della “di-speranza” è la preghiera. Quella appassionata e incessante di Anna, la mamma di Samuele, che chiedeva tra le lacrime un figlio. “Io vi domando: il vostro cuore davanti al calo delle vocazioni prega con questa intensità? La nostra congregazione ha bisogno di figli!”, sottolinea Francesco.
E assicura: “Il Signore è stato tanto generoso, non mancherà la sua promessa.
Prima di concludere, Papa Francesco esprime la propria gratitudine per il contributo offerto dai consacrati. Soprattutto le consacrate: “Cosa sarebbe la Chiesa se non ci fossero le suore?”, esclama.
E noi Consacrati e consacrate vogliamo accogliere la sfida del nostro Papa e cominciare a vivere seriamente e serenamente, ma con grande coraggio e fede la profezia, la prossimità e la speranza. Il mondo ce lo chiede, le nostre Congregazioni ce lo chiedono, Dio lo vuole.
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