Mc 10,2-16
Ci vuole la semplicità di cuore di un bambino per accogliere le parole del Regno di Dio. E questa domenica si tratta di parole che, soprattutto negli ultimi anni, sono difficili da comprendere. Uomo e donna, se uniti da vero amore, divengono una cosa sola, un’unica carne che non è più separabile.
Forse è proprio la piccola particella “se” che va sottolineata per poter comprendere l’unione indissolubile che si crea nel sacramento del matrimonio. “Se” c’è amore vero… e come si fa a discernere quando l’amore è vero?
Le prime due letture ci vengono in aiuto. “Il Signore Dio formò con la costola, che aveva tolta all’uomo, una donna e la condusse all’uomo” (Gen 2,22). La complementarietà dei sessi nasce da una ferita, quasi a volerci dire che l’amore stesso tra uomo e donna porta il segno di riconoscimento di una ferita che nasce da un togliere a sé per donare all’altro, affinché l’altro a sua volta venga ricondotto a sé. Un circolo di reciproca sanguinante ma unitiva donazione.
Lo stesso Gesù ha vissuto questo per la sua sposa che è la Chiesa affinché “per la grazia di Dio egli provasse la morte a vantaggio di tutti” (Eb 2,9). Cristo stesso si rende modello dell’unico vero amore che rende possibile l’unione indissolubile. Un “mistero grande” afferma san Paolo.
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